uomonevioso

joined 2 months ago
 

I don't know if this is the right community, but I need an answer, I've been thinking of this for months.

Twice it happened to me, to meet people who say they are interested in X (generic topic), just like me. So we end up creating a group, all motivated, bold, and hopeful to exchange material (productions, ideas, etc.) about topic X. And twice it happened to me that I was the only active person in the group, ending up being associated with the figure of "head" of the club. Not that I don't like taking charge of the thing, but evidently I'm not good at it at all: because no one even responds to what I share.

Of course, you can tell me to propose activities; but first of all I have no idea of what it is to be done in a club, having never been in one before; secondly, people simply ignore, or are busy with other things, and I'm not talking about people who have a career, i talk about students during holiday.

I've been thinking about it since January and I came up to this: the beauty of a collective entity like the club is that it allows for exchange between peers, but it only works if the peers make it work, if they "self-manage". And I'm not talking about running a factory, I'm just talking about being able to discuss and propose recreational activities.

This led me to observe that (at least) my generation is brain dead; and I'm not saying this to be edgy, if taken as a whole these people can't function.

Let me explain myself: when I tried to find a solution, I only found vertical realities, very similar to the school one (note: I'm from italy). Where I, or someone, give the "lesson"; where inevitably there must be a sort of messiah who brings the solution, the information, and there is never a collective construction. In one of my two experiences I noticed how in a "debate" people inevitably ended up (or just straight up answered) agreeing with me ("I think it's like you say it is"); not because I was exhausting them, but because I was giving a complete opinion: so the “debate” died there, at the beginning. There is no verve. They are all dependent on an entity/element that thinks for them. And if i were there to "conduct" a discourse, I'd feel like the teacher who needs its pupils to develop a thought, i don't think its fair.

And now I feel like a bit of an asshole, like Heraclitus, asking you how to wake people up; how to activate them and put them on their feet.

P.S. My two experiences involved Poetry and Politics

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submitted 2 months ago* (last edited 2 months ago) by [email protected] to c/[email protected]
 

Non so se è la comunità giusta, ma una risposta mi serve, è da mesi che rimugino sulla questione.

Mi è capitato ben 2 volte di incontrare persone che si definiscono interessate a X (argomento generico), proprio come me. Quindi si finisce per creare un gruppo tutti motivati, baldanzosi, e speranzosi di scambiare materiale (produzioni, idee, etc.) circa l'argomento X. E per ben 2 volte mi è capitato che io fossi l'unico attivo del gruppo, finendo per essere associato alla figura di "capo" del club/circolo. Non che mi dispiaccia prendermi carico della cosa, ma evidentemente non sono per niente bravo: perché nessuno risponde neanche a ciò che condivido.

Naturalmente mi si può rispondere di proporre attività; ma innanzitutto io non ho idea di cosa si faccia in un circolo/club, non essendovi stato previamente; in secondo luogo la gente semplicemente ignora, è disinteressata, è impegnata in altro, e non parlo di gente che lavora.

Io è da gennaio che ci rifletto e ho pensato questo: la bellezza di un'entità collettiva come il club è che permette lo scambio tra pari, ma funziona solo se i pari la fanno funzionare, se si "autogestiscono". E non parlo di mandare avanti una fabbrica, parlo solo di poter discutere e proporre attività ricreative.

Ciò mi ha portato a osservare che (almeno) la mia generazione è cerebralmente morta; e non dico per fare effetto, se presa come insieme non riesce a funzionare.

Mi spiego peggio: quando io (che non eludo l'accusa che faccio ai miei coetanei) ho provato a trovare soluzione, ho trovato soltanto realtà verticali, molto analoghe a quella scolastica. Dove sono io, o qualcuno, che fa la "lezioncina"; dove inevitabilmente ci deve essere una sorta di messia che porta la soluzione, l'informazione, e non c'è mai una costruzione collettiva. In una delle due mie esperienze ho notato come in un "dibattito" la gente finisse per darmi inevitabilmente ragione ("la penso come te"); non perché li estenuassi, ma perché davo un'opinione completa: dunque il "dibattito" moriva li. Non c'è verve. Sono tutti dipendenti da un entità/elemento che pensa per loro.

E ora mi sento un po' stronzo, eracliteo, a chiedervi come risvegliare le persone; come attivarle e metterle sui loro piedi.

Edit: Le due attività erano una di natura politica e una di natura poetico-letteraria; e coinvolgevano ragazzi attorno i 18 anni.