[-] [email protected] 3 points 1 month ago

@letterina @libri Sono senza dignità. Nascondere le proprie responsabilità dietro gli errori altrui è il certificato più autentico che poteva fornire della sua inadeguatezza.

[-] [email protected] 4 points 4 months ago

@informapirata @eticadigitale francamente, è troppo generico. Non è affatto chiaro cosa significhi “benessere”. Persino chi si fa in vena potrebbe dirti che sta una favola quando si fa e in altri suoi rituali. Non per indicare un ruolo necessariamente “tossico” della rete ma trovo molto poco precisa la ricerca.

[-] [email protected] 1 points 5 months ago

@letterina @libri non so se questa iniziativa, più commerciale che culturale, porterà a qualcosa di buono. Mi piacerebbe sapere, ad esempio, se le app che gestiranno la pubblicazione e la lettura delle storie manderanno anche annunci o sollecitazioni diverse da quelle previste dalla semplice lettura. Leggere un romanzo o una novella significa abbandonarsi allo sviluppo di una storia, lasciarsi sollecitare un immaginario in quell’abbandono, una posizione difficile da vivere se siamo attaccati a uno smartphone.

[-] [email protected] 1 points 5 months ago

@informapirata @eticadigitale è una questione difficile da articolare in chat. Come dicevo altrove, gli umani non sono indirizzi ip, sono esseri incarnati: le storie, prima di essere narrate, sono vissute. Il linguaggio è autentico quando porta alla parola la vita vissuta. Per questo c’è la sovrapposizione anatomica tra le strutture neurali preposte al linguaggio e le aree premotorie, ed è per questo che Aristotele indicava il linguaggio come mimesis praxeos. Nei social il linguaggio è sempre più scollato dalla vita vissuta. Le evidenze cliniche parlano chiaro: le persone che vengono in terapia portano tutte narrative scollate dalla vita vissuta. Più è profondo lo scollamento più appaiono i sintomi.

[-] [email protected] 1 points 5 months ago

@informapirata @eticadigitale questo modo di ragionare è esso stesso espressione de problema. Non esiste una causa unica e ultima per fenomeni come il disagio e la malattia mentale. Chiedersi se i social siano la causa di quei fenomeni è già un errore. Questo poi non significa che non possano avere un ruolo, ma bisogna comprendere il fenomeno nella sua complessità.

[-] [email protected] 2 points 5 months ago

@informapirata @noccioletta @aitech Per addestrare ChatGPT è stato utilizzato un numero di GPU dell’ordine di 10^4 (https://towardsdatascience.com/how-25-000-computers-trained-chatgpt-11104686a24d?gi=c14a164238da#:~:text=Lambda%20Labs%20estimated%20that%20training,in%20a%20matter%20of%20days). Le GPU utilizzate sono le NVIDIA A100 dal costo di circa 10^4$ ciascuna. La dimensione del dataset per la fase di training va da 1 a 100 terabyte.

Per addestrare un algoritmo di AI generativa che possa competere con quelli creati dalle Big Tech quindi servirebbe:

✓ una spesa dell’ordine di 10^8$ (100 milioni di dollari), solo per avere la “materia prima”;
✓ un dataset omnicomprensivo di dimensioni comprese tra 1 e 100 terabyte;
✓un algoritmo con numero di parametri dell’ordine di 10^11 (GPT-3.5) o 10^12 (GPT-4).

Temo quindi che le AI generative opensource fatte in casa siano irrealizzabili. Più semplicemente si usano le API di OpenAI o simili per interfacciarle graficamente e spacciarle come innovazione.
Il fine tuning invece, cioè riadattare un modello pre-esistente per scopi diversi e specifici, è più praticabile e con costi sostenibili.

[-] [email protected] 1 points 6 months ago

@0alexita @informapirata @eticadigitale un attimo, le mie perplessità erano in relazione al sottotitolo dell’articolo: “Il lungotermismo è una delle filosofie più in voga tra i miliardari del tech…”.
Il pensare nell’ambito della filosofia è lontano anni luce dal pensare nell’ambito tecnico. Già Aristotele diceva: “della teknè c’è dimenticanza, della phonesis no”.
La tecnica non pensa, al massimo calcola. Se poi la devo dire tutta, in quanto sempre vecchia scienza, calcola pure male. Questo poi non vuol dire che non possa generare cose utili e vantaggiose. Il punto è che da quando l’economia ha sposato la tecnica, dando vita all’epoca tecnocratica, ai tecnici è stata data patente per pontificare di tutto, col risultato di prospettive sull’umano aberranti e superficiali. Il lungotermismo non ha alcuna dignità per essere considerato una “filosofia”.
M2C

[-] [email protected] 4 points 6 months ago

@informapirata @eticadigitale ma da quando nella Silicon Valley si pensa? Al massimo si calcola, cioè si abita un ambito piuttosto ristretto e angusto del pensiero, sempre solo se porta fatturato. Francamente, non mi pare valga la pena di perderci tempo 🙂

[-] [email protected] 1 points 7 months ago

@anarchiversitario @politica beh, non male direi. Potremmo esporre i documenti e le testimonianze dei corpi che erano sotto a quelli italiani nelle foibe, ricostruendo la loro storia e quella di chi c’è li ha gettati.

[-] [email protected] 2 points 10 months ago

@informapirata @eticadigitale in questo modo, in nome del profitto, genereranno un lutto senza fine. Uno degli aspetti fondamentali del lavoro di lutto, dopo l’accogliersi nella tristezza e nella condivisione delle emozioni con chi ci vuole bene, sta nel tornare a generare vita trasformando il ricordo doloroso della perdita in una carezza che ci accompagna nella nuova vita. Il capitalismo è la prospettiva più ottusa e tossica che l’umanità possa darsi.

[-] [email protected] 7 points 10 months ago

@informapirata @aitech l’ho scritto altrove, lo riscrivo qui (non è riferito a te):
Forse avremmo qualche problema di meno se la smettessimo di usare parole come “creare” in relazione agli output forniti dalle AI dove non c’è alcuna traccia di creatività. Non è una questione di stile ma proprio di contenuto, di attinenza con il fenomeno. Nei fatti il termine che meglio indica ciò che realmente accade è “assemblare” o, al massimo, “comporre”. Parole che evocano scenari molto diversi e si prestano diversamente alla gestione del marketing.
Non vale nemmeno più la pena di commentarle le pubblicazioni non scientifiche sulla AI, sulle quali poi viene plasmato l’immaginario collettivo, il clima e le aspettative sociali. Dai titoli di “esperti” in AI dei quali ormai tutti si fregiano, agli articoli che si lanciano in descrizioni arbitrarie e surreali, quello che abbiamo sotto agli occhi è un gioco commerciale tragicomico.

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Gert

joined 1 year ago