Ciao!
Questa è Pezzoni, la newsletter di Rockit dove ogni settimana ti consigliamo 5 brani che dovresti ascoltare. Come un capolavoro assoluto firmato dai Massimo Volume, che trovi in fondo alla newsletter. Prima ci sono una sfuggente musicista che ha esordito da pochissimo, una band folignate tra shoegaze e post punk, un marcissimo duo alla periferia di Milano e una cantautrice 100% napoletana. Ora corri a schiacciare play!
Qualcuno aiuti Bhadmari
Sembra una che non si lascia fotografare facilmente Bhadmari, musicista dall'aria un po' aliena per come sembra vagare in cerca di risposte su questa terra. Lo si sente soprattutto nei brani del suo ep Tuttosbagliato, scritto così senza spazi: il suo è un pop dove la disperazione diventa gioco e dove lei si trova a guardarsi in giro senza sosta, nella speranza che arrivi un aiuto calato dall'alto a tirarla fuori dai suoi problemi. Quandonehobisognochidevochiamare?, è la domanda che fa in uno dei brani più riusciti dell'ep, dove una sorta di cantilena storta e imprecisa finisce per cullare i dubbi e placare lo sconforto. E anche se la soluzione non dovesse arrivare, cantare non costa nulla.
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Tempi strani per non farsi azzannare
I Tiger! Shit! Tiger! Tiger! vengono da Foligno, ma hanno suonato un po' ovunque. Al SXSW li conoscono bene, c'è il famoso aneddoto (e loro non ne potranno più) per cui Stephen King li ha battezzati come band col miglior nome di sempre, ma soprattutto il loro mix di post punk, shoegaze, indie e noise è un bello svarione in cui perdersi. Per cui ecco, se ancora non vi è capitato di farlo, andate a buttarvi nella loro musica, dove non c'è felino che possa graffiarvi.
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La domenica bestiale dei Brucherò nei pascoli
C'è un passaggio di Piccoli fuochi che non riportiamo qua per i lettori più sensibili, ma che incarna perfettamente il sentimento di chi si trova alle prese con un amore finito e non riesce a muoversi dal letto. I Brucherò nei pascoli sono così, estremi e sboccati al punto giusto, per squarci di poesia metropolitana che trovano il loro terreno fertile in mezzo all'asfalto della periferia. Ascolto da accompagnare con un birrone da 66, e occhio che non ci cada qualche inaspettata lacrima dentro.
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Dada' all'ombra del vulcano
Come se tutta la sua discografia cantata in dialetto non fosse un indizio sufficiente, Vesuvio è uno dei brani con cui Dada' rivendica maggiormente le sue radici napoletane. Un brano che starebbe benissimo anche nella playlist King of Provincia, se non fosse che è difficile immaginare oggi il dialetto napoletano come qualcosa di circoscritto al proprio territorio e non un fenomeno nazionale, e che le percussioni che dominano la maggior parte del brano sono talmente trascinanti da portarci in territori danzerecci anche quando il brano sfuma nelle melodie dilatate finali.
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Non c'è scampo a un sipario che cala
"Dimmi, non è così?". Lo chiede con voce sussurrata e con una punta di sadismo Emidio Clementi, appena prima che ci sia un improvviso cambio di dinamica e porti lo scenario verso un imminente disastro. Si rivolge a Manuel Agnelli, come poi rivelerà in un'intervista a Mucchio selvaggio. Le nostre ore contate è uno dei brani simbolo dei Massimo Volume, una riflessione spietata su cosa significhi cedere un pezzo della propria immagine al pubblico, come questo abbia peso sulla vita al di fuori dal palcoscenico, sull'intravedere uno "sgargiante declino" all'orizzonte senza poter fare niente per evitarlo. Il passo maliconico del loro post rock mantiene viva la tensione, senza che arrivi mai davvero l'esplosione. Non è la fine, ma solo una sua manifestazione: arriverà, comunque, prima o dopo.